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Esosi stipendi e (inesistenti) meritocrazie

C’ è chi predica (molto molto) bene e poi razzola (molto molto) male. Su quel “Carroccio” del partito leghista c’è di tutto. Come il Caldero-ne verde speranza, cioè meglio verde bosco, grazie al quale, dopo le discusse ed asprognole polemiche con la Chiesa, si è cantato “che mannaggia il diavoletto che ci ha fatto litigà, pace pace e libertà”. E poi quel fastidioso “Roma ladrona”, che risuona come un furto di pulci al mercato; o ancora il declassamento bossiniano, della sottintesa inetta gente del sud, seconda a chi fa delle ripetute bocciature un mestiere. Le finte orecchie d’asino, a quanto pare, sono diventate un bel cappellino alla moda. Ma non per tutti. C’è chi può e chi non può. Renzo Bossi può. Il neo-diplomato Renzo, quello del nord (però non di memoria manzoniana), è stato di già nominato “membro” di un osservatorio dell’Expo milanese. Inoltre l’altro leghista (Speroni), per quagliare e dare maggiori opportunità al giovane, ha fatto in modo di investirlo della carica di “portaborse”, con l’esiguo stipendio di “soli” 12.000 euro mensili. Cioè 144.000 euro l’anno, 1.440.000 euro in dieci anni (se non dovesse desistere dagli impegni di lavoro) e poi… abbiamo perso i conti!

Diamo una ripassata al curriculum vitae dell’insignito con alloro accademico:

1)Bocciato tre volte all’esame di stato
2) Inventore e promotore di “Rimbalza il clandestino”
3) Team manager della Nazionale Padana

Meditate gente, meditate.