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Come vanno le cose nella scuola media inferiore? Ce lo racconta la professoressa Alessandra De Chirico

Se dovessi definire la nuova filosofia educativa della scuola secondaria di primo grado, detta anche scuola media, la chiamerei ‘spezzatino meritocratico’ e i suoi filosofi d’eccezione i ministri Tremonti e Brunetta.
Lo spezzatino è determinato infatti dalla costruzione di cattedre a solo scopo di risparmio e il sughetto meritocratico a solo scopo, non di amalgamare, quale sarebbe il compito di un condimento, bensì di dividere fra loro, ancora di più, una categoria di lavoratori che, date le multiformi discipline di cui si occupa, già è poco unita.
In particolare è nell’insegnamento delle cosiddette lettere che possiamo riconoscere tale piatto culinario.
Lo spezzatino è stato cucinato al punto che le cattedre sono diventate irriconoscibili, anche se le chiamano flessibili e forse potremmo definirle, in simpatia con i tempi, precarie.
Vi descrivo la mia esperienza diretta:
Ho avuto il piacere di avere una sola classe di lettere in una scuola media a tempo prolungato (TP): avevo 18 ore suddivise fra italiano, storia, geografia + tre ore di compresenza in cui si costituivano gruppi di alunni per il recupero e l’approfondimento, attività fondamentali per garantire pari dignità ad ogni alunno, in base alle singole capacità, e per rimuovere ostacoli culturali.
Se oggi insegnassi nel TP però non potrei più avere una classe. Ne avrei almeno due perchè la cattedra di lettere è diventata di 15 ore.
Così si è ridotto l’organico: laddove servivano 6 insegnanti per 6 classi oggi ne bastano 5.
Ciò che rimane è uno spezzatino di insegnamenti e anche una diversa uguaglianza delle classi: ci sono quelle con un unico insegnante di lettere, quelle con un insegnante per italiano e uno per storia e geografia e si può persino averne uno di italiano, uno di storia, uno di geografia…
Insomma: disparità fra insegnanti e fra discenti e su quest’ultimo elemento mi pare sia stata messa molto poco in evidenza la disuguaglianza di base evidente nel servizio fornito ai cittadini.
Questo stato dell’arte delle scuole a TP non è ancora giunto al termine poichè solo il prossimo anno scolastico la riforma volgerà al suo completamento, con l’evidente perdita di ulteriori posti di lavoro.
Di nuovo, ribadisco, 1 posto ogni 6 classi a TP.
Questo vuol dire che dalla scuola media sono scomparsi il 16, 66% di posti di insegnanti di lettere.
Oggi insegno nella scuola media a tempo normale (TN).
Qui le ore di lettere sono 9+1di approfondimento di italiano.
Questo 1, che sembra un regalo, è un numero che distrugge ogni pensiero matematico razionale dal momento che le cattedre sono di 18 ore per ogni insegnante!
Come si può immaginare perciò lo spezzatino è ancora più simile a quello dei pasti orientali, da gustare con le bacchette.
A una mia collega di ruolo sono state date 13 ore in una scuola media , 4 ore in aun’altra a 15 km e 1 ora (!) in un’altra sede: si può dire, con una espressione moderna, che da molti anni è diventata di tendenza, che è flessibile! E io aggiungerei precaria, precaria nella mente e precaria nel senso di appartenenza, psicologicamente molto importante, ad una scuola.
Personalmente ho la fortuna, per ora, di insegnare in due classi per 9 ore ciascuna, ma altri docenti della mia stessa sede, ne hanno tre e altri ancora completano l’orario in 4, 5 o addirittura 6 classi: c’è uno spezzatino per tutti i gusti. Qualcuno la potrebbe chiamare quantità di opportunità, così la parola aggiusta la sostanza e il piatto diventa digeribile.
Fra l’altro due colleghe devono insegnare l’ora di approfondimento di italiano anche nelle due classi dove io ne insegno già 9, e, credetemi può essere un bel caos, dal momento che non sono state preventivate ore di programmazione fra colleghi: c’è il rischio che qualcuno venga a fare un approfondimento di qualcosa che tu avevi già programmato di approfondire… perciò, per cercare di dare un servizio decente ai ragazzi, è necessario organizzarsi collegialmente in modo, al solito, del tutto non previsto e quindi non retribuito.
In ogni caso, come ho già detto per il TP, gli alunni in alcune classi vedono una sola insegnante di lettere, in altre ne vedono due, in altre addirittura tre.
Spezzatino appunto.
La differenza non sta solo nel trattamento disparitario degli insegnanti, lo ribadisco: ma anche nel diverso modo di apprendere dei ragazzi…
Facendo i conti, anche nella scuola media a TN, c’erano 2 insegnanti ogni 3 classi e 6 ore di insegnamento che potevano essere utilizzate per coprire l’orario della mensa, proporre attività di recupero e di potenziamento, proporre laboratori creativi, organizzare la biblioteca e tenerla aperta agli alunni, svolgere l’attività alternativa all’ora di religione.
Attività non proprio secondarie!
Sono scomparse tutte… e quindi si è risparmiato anche qui il 16,66% di insegnanti, fin dal 2009, perchè la riforma è partita immediatamente per tutte le classi.
Un altro aspetto interessante è ciò che è successo a una delle tre I di morattiana memoria: l’informatica. Essa veniva svolta per un’ora a settimana dai docenti di educazione tecnica, già applicazioni tecniche, chiamata ora tecnologia.
Oggi non esiste più. I teorici della nuova riforma dicono che l’informatica deve essere interdisciplinare e che se ne devono occupare tutte le materie.
Risultato: l’unico cambiamento è che ogni libro comprato dagli alunni ha l’allegato CD per la LIM, ossia la lavagna interattiva multimediale!
Peccato che non ci siano le LIM: per esempio, nelle due sedi della mia scuola su 26 classi ce n’è una sola per una sola classe“fortunata”.
In compenso gli insegnanti di tecnologia, sono diminuiti del 33,33%.

I risparmi sulla scuola media sono stati notevolmente effettuati e più passa il tempo e più temo che non si possa tornare indietro, anche se lo spero e dico tutto questo perchè vorrei che lo spezzatino ritornasse arrosto!
Ciò che mi pare, attualmente, più insensato è che i risparmi ottenuti vengano praticamente reinvestiti in una sola cosa: la meritocrazia.
E’ giusto che gli insegnanti più meritevoli siano premiati?
E come li individuiamo?
Dicono dall’alto: facciamo la sperimentazione della valutazione, facciamo la prova del bollino meritocratico e, se funziona, se piace, la adottiamo.
Ma non sarebbe più significativo investire i risparmi ottenuti in corsi di aggiornamento obbligatori e retribuiti per i docenti di ruolo e per quelli precari, che un giorno, si spera, saranno di ruolo, al fine di rendere tutti meritevoli?
Non sarebbe opportuno investire in tecnologie informatiche che permettano ai docenti di insegnare ad apprendere in modo autonomo per tutta la vita, prevenendo così l’analfabetismo di ritorno di cui ultimamente ci parlano tutti? E non è proprio nella scuola media inferiore che questo è un insegnamento che diventa significativo per sempre e che permette il compimento dell’agognata educazione permanente?
Non sarebbe meglio investire in sgravi fiscali ai docenti per fare in modo che si possano permettere l’acquisto di libri e di “cultura” in genere e quindi forse migliorare la propria qualità di insegnamento?
O ancora, ed è una provocazione, se proprio si vuole stilare una classifica fra buoni e cattivi, tra meritevoli e immeritevoli, non sarebbe opportuno dare più soldi ai meno meritevoli affinché possano svolgere attività d’aggiornamento per migliorare il proprio lavoro e svolgerlo nel modo ottimale?

Lo scopo di un ministero dell’istruzione non è forse migliorare la qualità intera della scuola?
O lo scopo è quello di aumentare lo stipendio a pochi dimostrando così che la qualità della scuola è a pezzetti: qui sì e qui no: insomma anche in questo caso uno spezzatino, condito meritocraticamente però!