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La lettera al ministro Carrozza di una docente precaria

Cara ministra Maria Chiara Carrozza

Ognuno di noi ha una storia…la sua storia. Probabilmente, anzi sicuramente, a lei la mia storia personale non interessa. Ma io gliela voglio raccontare lo stesso. Sono Napoletana. Ho 35 anni, un marito e un figlio. Quanta grazia penseranno molti…Sono figlia di insegnanti. Quelli del ’68. A vent’anni credevo di cambiare il mondo. A 35 il mondo ha cambiato me. Sono Docente precaria da novembre del 2006. un test siss non superato, l’altro idonea, ma non ammessa. un tfa beffardamente sfiorato. Ho lavorato come insegnante tappabuchi per tre anni a Vicenza e da quattro a Bologna. .
A Napoli vige una filosofia…quella dell’arrangiarsi. Lei la conosce? Diventata maggiorenne ho fatto da me .Doposcuola, babysitter e quant’altro. Prima di piegarmi ad abbandonare la mia casa ho sfidato le strade di Napoli facendo la guida turistica per quattro euro l’ora. Ma ho il brutto vizio di dover mangiare, e pagare le bollette. Mille lavoretti disparati per campare. E studiare. Latino in primis.. sa com’è…talis pater… mio padre. Insegnante di latino e greco. Ma prima ancora di ogni declinazione mi ha insegnato la vita. Mio padre che ha amato i suoi alunni più di ogni altro. Mi incantavo a vederlo correggere temi, versioni..con quella penna rossa che ho desiderato sopra ogni cosa. Ma lui ha vissuto un’altra Scuola. Erano altri tempi. Ora… sembra lo scenario di un film catastrofico Hollywoodiano…dove i vari Berlinguer, Moratti, Gelmini sono i cattivi di turno. E gli eroi chi sono? Sicuramente non i docenti. Non tutti almeno. Siamo vittime e carnefici del sistema. Abbiamo subito le riforme. Ma non abbiamo il coraggio di cambiarle. Millantiamo saggezza…ci comportiamo da stolti. Dall’alto gettano l’osso…e tutti lì a ringhiarci contro. Che vergogna…che pena. Ci riempiamo la bocca di parole come meritocrazia, qualità…selezione! Mentre gli stiliti ridono di noi dalle loro colonne….sissini, tieffini…passini!!! È l’era delle etichette, dello slang….e mentre noi ce le suoniamo a colpi di acronimi e nomignoli la Scuola muore. E sotto le macerie sa chi c’è? I giovani…alunni, discepoli, nuova generazione…come li vuol definire? Io li chiamo i Dimenticati. Perché quando si parla di decreto scuola nessuno pensa ai ragazzi, anima e corpo della scuola.
Chi insegna lo fa perché ha qualcosa da insegnare… da questa guerra tra poveri non c’è però nulla da imparare. TFA PAS SSIS GAE GI I II III FASCIA…..sono tanti modi di dire scuola. E la scuola non si merita solo… soprattutto si ama. Per questo io dico SI alla scuola.. ho fatto richiesta per i PAS, insegno da sette anni. Non ho superato il tfa per 0,5 e 11 abbuoni, mancati tutti….chiedete ai miei alunni se sono meritevole. E’ il sistema ad essere sbagliato…non le persone. I numeri ci ingabbiano nel sistema, la passione e l’anima ci rendono liberi di lasciare un segno. Ma nel 2013, ad oltre un secolo e mezzo dalla nascita della Repubblica, mi chiedo come sia possibile che l’ultimo modo rimasto per farsi ascoltare sia smettere di mangiare.
I tieffini sono migliori perché hanno superato un test, falsato peraltro? Mi chiedo se a Socrate, Seneca, Platone, Livio, Cicerone, abbiano mai chiesto di mettere qualche crocetta qua e là.
“Non enim paranda nobis solum, sed fruenda sapientia est”, perfino la Carfagna cita Cicerone… un test (forse) può stabilire chi possiede più nozioni, ma come può stabilire se uno è in grado di insegnare ad usarle bene quelle famigerate nozioni?
Alla fine tutti possono insegnare…perché lo fai fa la differenza…alcuni perché pagati, da loro si impara a riempire una scatola. Altri perché ci credono davvero, da loro si impara a conoscere e sapere. Pochi insegnano imparando. E’ da loro che si impara a crescere.
Perché insegna, lei, Ministro della Pubblica Istruzione?

Prof.ssa Serena Cortese, Docente Precaria..

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