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AGRICOLTURA – In Italia “persi” 70 ettari di terreno al giorno

Coldiretti Vercelli-Biella: “Strategico per il territorio salvaguardare la vocazione agricola del suolo”

VERCELLI/BIELLA, 10 aprile – “Occorre salvaguardare il territorio agricolo, preservandone la sua natura e destinazione. Si tratta di una risorsa che è importante preservare e trasmettere alle nuove generazioni, e ciò è tanto più importante in un comprensorio dove l’industrializzazione ha già sottratto notevoli spazi alle attività rurali”.
Lo sottolineano il presidente e il direttore della Coldiretti di Vercelli e Biella, Paolo Dellarole e Marco Chiesa, a commento del nuovo report sul consumo del suolo di recente presentato dall’Ispra.

Il nuovo report verte dunque sul consumo di suolo, un fattore di rischio molto importante per il territorio italiano, particolarmente vulnerabile ad una numerosa serie di minacce causate proprio da questo processo di degrado. Pericolose conseguenze del consumo di suolo possono essere, infatti, fenomeni quali l’erosione, la diminuzione di materia organica (perdita di fertilità), la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione (ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile), la compattazione, la perdita della biodiversità, la salinizzazione, frane, alluvioni e la desertificazione, ultima fase del degrado del suolo.

In virtù dell’importanza del suolo e della sua tutela nel nostro Paese, il report dell’Ispra offre uno scenario di dati a dir poco preoccupante: la ricostruzione dell’andamento del consumo di suolo in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, infatti, mostra una crescita giornaliera del fenomeno che continua a mantenersi intorno ai 70 ettari al giorno, con oscillazioni marginali nel corso degli ultimi venti anni. Si tratta di un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo che continua a coprire, ininterrottamente, il territorio della penisola con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità, di infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, e con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole.
A livello nazionale, la perdita complessiva di suolo è passata dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali ed in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati in Italia.
Ma quali sono le diverse tipologie di copertura artificiale che devono essere considerate come principali cause di consumo di suolo? La classifica vede in testa le infrastrutture di trasporto, che rappresentano ben il 47% del totale (28% dovuto a strade asfaltate e ferrovie, 19% dovuto a strade sterrate e altre infrastrutture di trasporto secondarie), seguono le aree coperte da edifici, che costituiscono il 30% del totale del suolo consumato.
Altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, costituiscono il 14% del suolo consumato.
“Un quadro in cui anche il nostro territorio si ritrova appieno” concludono Dellarole e Chiesa. “Per quanto riguarda le aree agricole è certo che il consumo di suolo si accompagna nel nostro Paese alla perdita di ampie aree vocate all’agricoltura, in particolare nelle zone circostanti le aree urbane”.