modellare il pongo
salute e alimentazione

Alzi la mano chi non ha mai modellato il pongo prodotto dalla DAS

Da bambini la chiamavamo in dialetto siculo “cira ponga” la famosa “cera pongo” che ci permetteva di modellare e realizzare pupazzetti di ogni forma. Era uno dei primi strumenti di gioco che ci stimolava lo sviluppo della fantasia. Io ero davvero scarso, non riuscivo mai a realizzare nulla di particolarmente creativo, mi limitavo alle sfere e alle strisce, ma fra noi bambini c’era chi riusciva a realizzare figure ben definite, qualcuno addirittura realizzava il Presepe. All’asilo le maestre ci lasciavano giocare, loro stessi giocavano con il DAS e ci aiutavano a modellare. Era un’attività divertente, i vari colori mischiati fra loro permettevano di realizzare bandiere di tutte le nazioni, ma anche il Pianeta Terra con tutti i continenti, era divertente. Nessuno mai avrebbe pensato che quella “plastilina” un giorno potesse essere dichiarata pericolosa, nessuno. Invece lo era, almeno a giudicare dai risultati di una ricerca pubblicati dalla rivista scientifica “Scandinavian Journal of Work Environment and Health”. Quella pasta modellabile dall’odore particolare, era stata realizzata con fibre di amianto ed è stata prodotta dal 1963 al 1975 dalla tanto pubblicizzata Adica Pongo. Generazioni di bambini l’hanno utilizzata e con loro tantissime maestre. Siamo tutti in pericolo?

Secondo l’esperto – riporto dall’ANSA – da un punto di vista sanitario “scatta un ‘rischio di esposizione'” alle fibre di amianto contenute nel ‘Das’ prodotto tra il 1963 e il 1975, la pasta per modellare usata nelle scuole, da artisti e artigiani, “solo se questo materiale dovesse essere polverizzato e inalato in quantità apprezzabili. Questo vuol dire che se in casa venissero tuttora conservati oggetti realizzati all’epoca, essi sono sicuri, si possono tenere, purché per qualche motivo non vengano polverizzati”. Così Stefano Silvestri, igienista del lavoro presso l’Ispo di Firenze, chiarisce alcuni aspetti della ricerca scientifica pubblicata insieme a ricercatori di Asl 10 e Università di Firenze sul Das che venne prodotto dall’Adica Pongo, azienda di Firenze chiusa nel 1993, e che veniva utilizzato nelle scuole, da artigiani, da artisti.

Silvestri ha anche precisato che “il rischio era maggiore tra il 1962 e il 1966 quando il Das era venduto in polvere e doveva essere amalgamato con acqua per creare l’impasto da modellare; poi venne venduto come pasta fino al 1975, sempre con amianto”. A volte nelle case ci sono oggetti e ricordi realizzati con il Das come statuette, vasellame, soprammobili, posacenere, calchi di figure varie. “In ogni caso se si polverizzasse uno di questi oggetti ci sarebbe un ‘rischio di esposizione’ – ha ancora precisato Silvestri – che non significa rischio di contrarre malattie tumorali a causa dell’amianto”.

Sarebbe interessante che lo stesso studio fosse fatto in Sicilia e in gran parte del Sud Italia, dove sui tetti delle abitazioni campeggiano ancora numerosissimi contenitori realizzati con fibra di amianto esposti alle intemperie metereologiche e anche in quel caso esiste il pericolo di inalazione, forse addirittura maggiore rispetto all’incriminato DAS.

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