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Dell’umana natura

Propongo di seguito la lettura di un passo delle Memorie del sottosuolo di Dostoevskij: si tratta di una visione quasi apocalittica (ma questa volta di un apocalittica non religiosa e senza escaton) di ciò che è, o potrebbe rivelarsi l’essere umano, un’acuta osservazione dell’uomo e della sua oscura natura, il lucido tentativo di sondare le scelte e le azioni dei propri simili. Sicchè, pur portando questa inquietante “profezia” molto lontano, il brano richiamato vuole essere da  stimolo a personali riflessioni, oltre ad offrire un mirabile esempio di capolavoro nella letteratura  russa:

 

“…che cosa ci si può mai aspettare dall’uomo, se è un essere dotato di così strane qualità? Ma colmatelo di tutti i beni terreni, immergetelo nella felicità con tutto il capo, in modo che non vengano su altro che le bollicine in cima alla felicità, come nell’acqua; dategli una tale agiatezza economica che non gli rimanga più nulla da fare, fuorché mangiare panforti, dormire e darsi attorno perché la storia non s’interrompa, e anche qui lui, cioè l’uomo, anche qui, per pura ingratitudine, per pura derisione, vi farà qualche porcheria. Metterà a repentaglio persino i panforti e desidererà apposta l’assurdità più funesta, l’insensatezza più antieconomica, per mescolare a tutta questa positiva ragionevolezza il proprio funesto elemento fantastico. Precisamente i suoi stupidissimi sogni, la sua volgarissima stupidità desidererà conservarli, unicamente per confermare a se stesso che gli uomini sono sempre ancora uomini, e non tasti di pianoforte; e benché ci suonino sopra le stesse leggi naturali, di mano propria, esse minacciano però di suonare al punto che, tranne  quello che c’è nel calendario, non si possa più voler nulla. Ma questo non basta: perfino nel caso che diventasse effettivamente un tasto di pianoforte, a dimostrarglielo persino con le scienze naturali e matematiche, anche allora non rinsavirebbe, ma, al contrario, farebbe apposta qualcosa, unicamente per pura ingratitudine; precisamente per tener duro. E nel caso che gli mancassero i mezzi, escogiterebbe la distruzione e il caos, escogiterebbe svariate sofferenze, e tuttavia terrebbe duro! Lancerebbe una maledizione per il mondo, e poiché non c’è che l’uomo che può maledire ( è un suo privilegio che lo distingue in modo essenzialissimo dagli altri animali), c’è il caso che con la sola maledizione raggiunga il suo scopo, cioè si convinca che effettivamente è un uomo e non un tasto di pianoforte! Se voi direte che anche tutto questo, il caos, le tenebre, la maledizione, si può calcolare secondo la tabella sicchè la sola possibilità di un calcolo preventivo fermerebbe tutto e la ragione riprenderebbe i suoi diritti, in questo caso l’uomo diventerà pazzo, apposta per essere privo di ragione e tener duro!…”