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Sante Nicola

Sante Nicola, finora ti conoscevo solo attraverso la canzone di Vinicio Capossela, come il viandante arrivato da lontano nel cuore di una notte di dicembre in una stazione ovattata di neve, portando in dono le parole. Immagine tanto morbida e leggera quanto fragile e volatile, di questi tempi le parole sono solo un suono, non più un senso, un peso, un rimorso.
E’ la vera e assoluta damnatio memoria. Invece, mi hai riservato delle sorprese. Giorni fa, con il pretesto che a Bari dinanzi alle autorità civili e religiose, la chiesa ortodossa di San Nicola è stata consegnata al Patriarcato russo, ho fatto delle ricerche su di te e ho scoperto che, non solo nelle parole sei stato un campione, ma pure nei fatti.

Come custode del tuo popolo hai salvato dalla rovina fanciulle, dalla morte innocenti e bambini – insomma la carne di quaggiù, non le cose di lassù. Nel Concilio di Nicea hai schiaffeggiato lo stesso Ario in segno di disprezzo e condanna della sua eresia e nella città di Myra hai espugnato l’imponente tempio di Artemide, culto dell’antichità greco-romana, per trapiantare l’unico Dio che ha avuto l’adorabile idea di sacrificarsi.

Naturalmente Artemide scacciata non rimane con le mani in mano neppure oggi, ma, San Nicola, fin quando il virtuosismo dello Spirito Santo continuerà a operare come ha fatto con te, tra azione e parola, parola ed azione, anche per i tiepidi, i confusi, gli increduli e i cristiani che non si ricordano più niente, il tempo non sarà solo perdita e frana.