La lettera di un’insegnante precaria
Riceviamo e pubblichiamo
Salve, sono una precaria, come tanti che ormai da anni è chiamata dalle scuole a coprire supplenze che nella maggior parte dei casi si risolvono in annuali e anche meno. Pur comunque riconoscendo i meriti dei miei colleghi e quindi senza voler offendere nessuno, scrivo per far rilevare la mancanza di rispetto, da parte di alcuni, della dignità delle persone che, come me, hanno contribuito a mandare avanti la scuola italiana. Vorrei aggiungere, che non è poco, anche il fattore economico perché come ben sapete, essere supplente significa molte delle volte lavorare senza vedere una lira per parecchi mesi e dover sostenere enormi spese per mantenersi fuori lontano dalla famiglia e dalla propria casa. Se la nostra esperienza, e quindi ,sempre secondo alcuni , il fattore “condonante” all’accesso al PSA, non è da considerarsi motivo di riconoscimento di una pari abilitazione ottenuta tramite TFA ordinario, allora mi chiedo perché , nel momento di stilare le graduatorie finali della preselezione del TFA ordinario è stato considerato anche il servizio? In questo modo molti candidati che hanno superato tutte e tre le prove si sono trovati in fondo alla graduatoria e sono rimasti fuori. E’ quindi questa, la vera meritocrazia di cui si parla? Molti che hanno fatto il TFA ordinario, che grazie al loro servizio hanno superato in graduatoria colleghi che non sono mai entrati in classe, sono più meritevoli di loro? Perché non vi siete schierati contro questo riconoscimento?
Mi chiedo ancora se l’abilitazione con il PAS non è da riconoscere per la GAE, pertanto ha valore inferiore al TFA ordinario, figuriamoci quanto possono valere tutti gli atti ( verbali, pagelle, licenze di 1° grado, diploma di maturità, ecc.) firmati da docenti come me che per anni hanno insegnato (non per loro arbitrio, bensì rispondendo alle chiamate delle scuole) senza abilitazione? Allora è tutto da rifare?
Non credo, secondo me abbiamo tutti ragione nel dire che chi ha deciso di portare avanti questo modo di fare ci sta mettendo tutti l’uno contro l’altro. Dovremo lottare insieme per veder riconosciti i nostri diritti, anche davanti all’ Europa, invece di coltivare ognuno il proprio orticello!
Maria Pia Iacono