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    Categories: precari

Lo sfogo di una docente precaria: L’Italia non è un Paese per giusti. No.

M.M è una docente precaria penalizzata dalle varie riforme assurde partorite da un governo miope e sordo. M. M ha affidato alla rete lo sfogo che fa comprendere fino in fondo quale fiducia abbiano i nostri giovani precari nei confronti di questa nostra Italia sempre più a pezzi e governata da personaggi che nulla hanno a che vedere con gli statisti di un tempo: i Padri della Repubblica che hanno fatto grande l’Italia, ma che adesso sta diventando piccola, piccola.

Non è neanche un posto per gli onesti, quelli sciocchi che ancora si leggono i bandi di concorso e controllano di avere tutti i requisiti per partecipare (che idioti che sono! basta fare un ricorso e sei dentro). L’Italia non è neanche un Paese per giovani: se sei nato dopo il 1975 sicuramente non hai alcun diritto, e mai lo maturerai, in compenso hai maturato la tua fetta di debito pubblico senza essere neanche venuto al mondo.

La nostra cara “italietta” – per dirla con Brancati- è per i furbi e per le sanguisughe: i furbetti del posto pubblico, quelli per i quali l’importante è il ruolo (i famosi fase C, gli inutili, che alle scuole non servono, agli allievi non servono e sono pagati con i soldi dei contribuenti) quelli che hanno accettato di fare da tappabuchi “tanto una volta dentro maturiamo dei diritti”, e le sanguisughe dei sindacati. Ah, i sindacati. Quest’ultimi si dividono in due categorie: lo pseudo-sindacato- ricorsificio che maschera la sua vera natura di organizzazione creata d’uopo per spillare più soldi possibili ai malcapitati nati post 1970 e millanta a suon di adesioni ai ricorsi offerti di garantire, sub iudice, quel minimo di diritti ai quali dovrebbero avere tranquillamente accesso (notoriamente non tutti i ricorsi vengono vinti, molto spesso l’orientamento politico influisce sul giudizio dei vari tribunali: si spiega così perchè il medesimo ricorso, presentato in due tribunali diversi, può avere esisti diametralmente opposti).

Esiste poi la tipologia dei sindacati confederali di categoria, quella dei nomi altisonanti, dei tavoli delle trattative con il governo, del Vietnam nelle scuole. Insomma quella che finge indignazione in piazza e poi si accorda sottobanco con l’esecutivo ed invita il sottosegretario all’istruzione (appena diplomato) a tenere corsi di formazione agli insegnanti plurilaureati. Quella categoria dei diritti per tutti, ma in realtà solo per alcuni, peraltro già stragarantiti dal governo; ne consegue che nessun Vietnam si è verificato, nessun accordo per gli ultimi, nessun diritto è stato tutelato. Anzi, no, non è vero. Vi ricordate gli inutili? Beh, gli inutili, insieme ai sindacati si stanno coalizzando per fare in modo di eliminare i più giovani, chiedendo ancora maggiori garanzie e nuove possibilità d’impiego vicino casa a scapito dei pochi posti occupati dai più giovani.

Questo vuol dire agire contra legem (107), ma alla fine vincono sempre i più furbi. E gli onesti? Beh, gli onesti non sono senza peccato : avevano iniziato a marciare insieme, si erano indignati insieme, poi hanno iniziato a perdere pezzi, fagocitati dai sindacati-ricorsifici si sono lasciati convincere che avrebbero potuto attendere l’esisto della vicenda comodamente seduti sul divano di casa. Altri hanno preferito delegare a terzi – molte volte sconosciuti- le loro battaglie, forse perchè davvero impossibilitati, forse perchè troppo pavidi, altri perchè obnubilati dalla società che li circonda, la quale fa apparire inutile qualsiasi legittima protesta. Insomma gli onesti sono rimasti senza alcuna tutela, a combattere da soli la battaglia per i diritti di tutti. Se tutto questo non vi indigna, fate parte di quell’Italia che si merita ciò che ha. Ma questa non è la mia Italia, non è il mio Paese.

Liborio Butera:

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  • Scusi ma io trovo che ci siano molti insegnanti che delegano ad altri i loro diritti ad esempio non facendo sciopero e non partecipando alle assemblee sindacali,dico ciò perchè le-i ho viste di prima persona lavorando come inserviente in una struttura scolastica,capisco la sua indignazione ma non si può fare di tutta l'erba un fascio.

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