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Lo sfogo di Davide Furfaro

Riceviamo e pubblichiamo per intero lo sfogo del collega ITP Davide Furfaro, in servizio in una scuola di Biella.

“Biella 11/11/2005

Impressioni sui corsi di abilitazione della legge 143

Dopo varie traversie, lotte, passi avanti e passi indietro del ministero, tasse (tangenti) versate dell’importo di 1800 Euro come tutti ben sanno, siamo riusciti ad iniziare i corsi che ci dovrebbero dotare dell’abilitazione all’insegnamento.
Questo ha permesso di rendere reali i timori di tutti noi: il corso fa acqua da tutte le parti. Per non dilungarmi ed essere chiaro, elencherò le osservazioni scrivendole per punti:

1. Il corso è considerato di importanza fondamentale; si studiano infatti pedagogia, sociologia, docimologia etc.
Esso dovrebbe infatti, giustamente, aiutarci a considerare, aiutare, sostenere gli alunni durante l’apprendimento in modo corretto. Piccola osservazione: io insegno da sei anni ed in questo tempo sono stato in classe, a contatto con gli alunni, li ho valutati, sostenuti, interrogati, sgridati, ho messo note, li ho portati dal preside, li ho lodati, ascoltati, compresi, ho parlato con le loro famiglie, deto loro consigli, spiegato la materia ed altro ancora. Tutto questo pensate un po’: senza corso di abilitazione. Questo non vuol dire che non ritenga corretto il titolo e la frequenza, ma sarebbe stato più giusto farmeli fare prima che io possa essere un potenziale danneggiatore di studenti innocenti e fiduciosi nel sistema scuola. Mi viene da pensare che il Governo non sapesse come fare per raccattare soldini.

2. Questo è un corso richiesto dallo stato che, ritengo possa essere effettivamente utile, se ideato, organizzato e costruito nel modo corretto. E’ un corso che mi dovrebbe dare lavoro, ma il lavoro non è un diritto? E allora perché devo pagare per avere un diritto che è sancito dalla Costituzione? Questo modo di agire è in puro stile “mafioso” (pago la tangente e “forse” ho un lavoro con la sola differenza che almeno loro, i mafiosi intendo, sono di parola. Noi invece non sappiamo nemmeno se questo corso ci darà veramente il posto di lavoro).

3. Dopo varie vicissitudini e dopo avere versato i soldi in anticipo senza nemmeno sapere se il corso l’avrebbero fatto partire, siamo stati convocati un pomeriggio di luglio per una riunione a Palazzo Nuovo. Finalmente ci daranno tutte le indicazioni, abbiamo pensato noi poveri ingenui. Abbiamo pensato male, perché in realtà nessuno sapeva ed ha saputo dirci nulla, non siamo riusciti a sperequando sarebbero cominciate le lezioni, quale sarebbe stato il piano di studi, dove si sarebbero svolte, con quali docenti in che ambito, che periodo, nulla di nulla, nero più assoluto, basti pensare che il coordinatore è un laureato in lettere!

4. Siamo stati fiduciosi ed abbiamo atteso con pazienza che qualcuno ci dicesse qualcosa dato avevano paventato l’idea che avrebbero dato inizio alla “beffa” intorno a settembre. Con fatica siamo arrivati al mese di ottobre, momento in cui finalmente, e spero se ne siano vergognati, siamo stati convocati a Torino, in un Istituto quasi alla fine di corso Francia (al Cattaneo) ed abbiamo iniziato a seguire le lezioni di sociologia. Ad oggi non conoscono ancora le modalità degli esami, non si conosce il numero di esami, non si sa se si farà un esame generale o se saranno sufficienti gli esami parziali delle varie discipline. Tutto ci viene comunicato in seguito a pressanti ed insistenti richieste, non è assolutamente possibile comunicare con la dottoressa Carpignano (responsabile dei corsi) perché non risponde alla mail, di chi pone questioni, anche se va aggiunto che in questi ultimi giorni è venuta di persona a rispondere agli interrogativi dei “poveri” corsisti. Un scuola moderna affidata probabilmente a chi non conosce i nuovi strumenti di comunicazione?

5. Insomma: non esiste una programmazione, non esiste una certezza, non esiste nulla. Abbiamo pagato la prima rata pari a 1300 Euro, seguirà la seconda di altri 500 Euro senza sapere nulla e senza garanzie alcune. Ci vengono a parlare di organizzazione dell’insegnamento nelle scuole, di programmazione, di quanto sia importante un progetto educativi, quando i primi ad averne bisogno sono proprio le università e i docenti che ci tengono i corsi. Gli versiamo 1800 Euro contro i 1100 che ne guadagniamo e non riescono a programmare neanche una lezione! Però si dice che loro percepisco circa 50 euro ad ora di lezione, vergogna!!”

Liborio Butera:
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