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Agroalimentare, via il segreto su aziende che utilizzano materie prime d’origine straniera: “Importante risultato anche per il nostro territorio”

VERCELLI/BIELLA, 12 maggio – “Una notizia che aspettavamo da tempo e che giunge dopo il grande impegno di Coldiretti, espresso anche nel corso della mobilitazione al Brennero dove sono saliti, lo scorso dicembre, anche i produttori di Vercelli-Biella”. Così Paolo Dellarole e Marco Chiesa, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale, commentano la decisione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero. “Dati finora riservati senza che ne si comprendesse la ragione: sapere chi sono gli importatori e che alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e di indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del made in Italy agroalimentare. Con riflessi molto positivi per le nostre province”.

Come denuncia il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo “il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”. Il presidente sottolinea “che gli inganni del finto made in Italy sugli scaffali penalizzano l’intero settore agroalimentare: tra i casi più eclatanti, due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti.
Intanto le importazioni agroalimentari in Italia hanno raggiunto la cifra record di 40 miliardi di euro nel 2013 con un aumento del 20% dall’inizio della crisi nel 2007 a oggi, mentre nello stesso periodo sono più che triplicate in Italia le frodi a tavola con un incremento record del 248% del valore di cibi e bevande sequestrati, grazie all’attività dei Nas, perché adulterate, contraffate o falsificate. Senza dimenticare che l’82% degli allarmi alimentari che si sono verificati in Italia e registrati dall’autorità di controllo europea sono stati provocati da prodotti a basso costo provenienti dall’estero.

Finora, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, provocando gravi turbative sul mercato e preoccupazione dei consumatori, a fronte dell’impossibilita di fare la dovuta trasparenza sull’origine degli alimenti. Il ministro della salute ha ora disposto la costituzione di un comitato presso il medesimo dicastero composto da esperti della materia, incaricato di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agroalimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati.
Concludono Dellarole e Chiesa: “E far presto è importante: eliminare il “segreto di Stato” sulle informazioni che attengono alla salute e alla sicurezza di tutti i cittadini, oltre a realizzare una condizione di piena legalità, consentirà un ulteriore sviluppo di filiere agricole ‘tutte italiane’, dando slancio alla produzione rintracciabile e valorizzando nel giusto modo la vera ‘identità italiana’ dei prodotti agro alimentari”.

Liborio Butera:
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