Eraclea Minoa contrassegnata dal chiodo d’oro, ma in pochi lo sanno, è poco valorizzato
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Eraclea Minoa contrassegnata dal chiodo d’oro, ma in pochi lo sanno, è poco valorizzato

Cos’è il chiodo d’oro? Provo brevemente a spiegare di cosa si tratta e perché Eraclea Minoa è fra i pochissimi siti al mondo ad essere stata “contrassegnata” con questo questo prestigiosissimo “riconoscimento”.

Eraclea Minoa e il prestigioso Chiodo D’Oro

Il chiodo d’oro viene collocato in punti dove è fisicamente presente un limite tra due età geologiche e nei quali è stato rinvenuto il maggior numero di informazioni fisiche, chimiche e paleontologiche su quel limite. 

Nel caso di Eraclea Minoa testimonia il limite del passaggio dell’era Miocene-Pliocene ed è stato ratificato nel 2000.

Quanti di voi ne erano a conoscenza?

Probabilmente in pochissimi, certamente lo sono solo gli addetti ai lavori, eppure è un riconoscimento mondiale, pensate che in Sicilia ce ne sono solo 3, oltre al chiodo d’oro di Eraclea Minoa, uno è stato posto a Porto Empedocle nel 1997 per rilasciato limite Zancleano-Piacenziano e l’altro a Gela.

Nel mondo se ne contano solo 80

Il chiodo d’oro dunque segna il limite tra le suddivisioni dei diversi periodi e deve essere definito con un singolo punto di riferimento mondiale. Tale punto viene denominato Global Stratighraphic Section and Point, brevemente “golden spike” (chiodo d’oro) che, simbolicamente, indica la posizione esatta del limite.

Ma non sono gli unici requisiti necessari, anche se sono fondamentali, il chiodo d’oro deve essere anche facilmente raggiungibile, deve essere consentita la ricerca scientifica nell’area e deve essere sufficientemente ampia da consentire un futuro accesso (non deve, ad esempio, essere a rischio di frana o venir sepolta da detriti).

  • Voi sapete dove è stato posto ad Eraclea Minoa?
  • E’ segnalato da una specifica cartellonistica?
  • E’ valorizzato adeguatamente?

Beh se si vuol fare turismo occorrerebbe iniziare ad evidenziare queste unicità e poi predisporre una buona rete di accoglienza, magari tramite B&B e strutture ricettive piccole ed attrezzate di ogni confort. Ormai i grossi alberghi interessano sempre meno e da noi ci sono tutti i requisiti per realizzare quel “paese albergo”  che tanto consigliavo 25 anni fa e al quale i politici locali non avevano creduto. Siamo in ritardo di 20 anni, ma meglio tardi che mai. 

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