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MIUR – Odore di guai!

Avremmo voluto utilizzare un assai facile gioco di parole per presentare i fatti rimbalzati oggi sui media nazionali, ma evitiamo, perché c’è poco da scherzare se le denunce anonime pervenute alla stampa e ora al vaglio della magistratura fossero vere. Come Giano bifronte, il MIUR avrebbe due facce: una con gli occhi che luccicano che guarda ai fondi comunitari come un bottino da spartire e da intascare, una con la scure in mano, la “faccia” del rigore e del contenimento della spesa, quella cieca, che non vede il degrado in cui versa la scuola, in cui ha ridotto gli insegnati, che senza scrupoli propone un concorso “truffa” il cui costo sarebbe sufficiente a stabilizzare un numero di docenti forse pari a quelli che pretende di “selezionare”, calpestando in diritto alla stabilizzazione di migliaia di precari, parcheggiati in graduatorie ma da anni già in servizio presso le istituzioni scolastiche del nostro Paese.
Si legge che un “corvo”, forse un dirigente dello stesso Ministero, sarebbe l’autore di queste rivelazioni e che i nomi fatti sarebbero talmente in “alto” da sfiorare le stanze dei Ministri Gelmini e Profumo. Sembra anche che il parlamento avesse già chiesto chiarimenti al MIUR attraverso interrogazioni che non hanno trovato risposta.
Allora non è la sola ADIDA a non avere risposte: non l’ha ricevuta rispetto al numero dei precari di III fascia con servizio, la cui richiesta, completamente ignorata, era quella di aver riconosciuta l’esperienza professionale acquisita con l’esercizio della professione di docente, come era stato per trenta anni; non l’ha ricevuta quando ha chiesto quale fosse ilo motivo per il quale docenti con anni di servizio alla spalle dovessero essere posti alla stregua di neolaureati e dovessero quindi frequentare i TFA, destinati alla formazione iniziale; non l’ha ricevuta quando ha chiesto un percorso riservato e adeguato a docenti con comprovata esperienza professionale. Anzi la negazione della loro stessa esistenza, a dispetto dello  sfruttamento subito senza possibilità di ambire alla stabilizzazione e al miglioramento professionale, è servita per pianificare corsi a numero chiuso e a pagamento (TFA), i cui risvolti saranno unicamente quelli di alimentare il “commercio” delle abilitazioni conseguite in altri Paesi della Unione Europea e favorire l’arrivo di numerosi docenti stranieri che, in ragione di una normativa europea, disapplicata per i docenti italiani, hanno diritto al riconoscimento sulla base del servizio, passando davanti agli italiani.
Ci sono voluti migliaia di ricorsi per costringere il MIUR ad ammettere la possibilità di sentenze di condanna, ad aprire un dialogo volto a trovare soluzioni alla situazione dei precari di III fascia, a immaginare scenari diversi da quelli progettati e attuati negli ultimi tre anni dal MIUR che, inutile ribadirlo, mirano a spazzare via le migliaia di docenti di III fascia, dopo un evidente sfruttamento, negando loro persino lo statuto di precari.
Adesso si attendono i TFA speciali che, tuttavia, per la lentezza con cui sta procedendo la modifica al DM 249/2010 sulla Formazione iniziale, per le premesse e i contenuti della modifica, gettano non poche ombre sulla loro stessa realizzazione.
Eppure la normativa nazionale ed europea di riferimento sarebbe chiara, come è chiaro l’esito dei ricorsi proposti al Giudice del lavoro e accolti in questi giorni, che non distinguono, come è giusto che sia, forme diverse di precariato e stabiliscono che il Ministero applichi per tutti i precari della scuola (siano stati assunti alle GAE o dalle Graduatorie d’istituto) le stesse misure.
Speriamo che, come ci attendiamo sia fatta chiarezza sulle scelte operate ai danni dei precari di III fascia, anche nel caso  oggi alla ribalta, la Magistratura faccia chiarezza e presto. Non è ammissibile che le più alte istituzioni dello Stato siano coinvolte in tali “affari” ma, nel caso si accertassero fatti e responsabilità, non dovranno tardare anche le giuste azioni necessarie a ristabilire la legalità nelle stanze di uno dei pilastri della Nazione.

ADIDA