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Ethica, o dell’umana ignoranza.

Comincio a pensare che quando Spinoza scrisse nell’Etica “spesso, quando siamo combattuti fra desideri contrastanti, vediamo il meglio ma scegliamo il peggio”, plausibilmente questo pensiero possa essere riferito a coloro che credono razionalmente sostenibile che la volontà individuale sia il principio ultimo, il motore immobile di ogni diritto rivendicato come moderno e inviolabile, il rifugio dove proteggere pensieri, desideri, convinzioni.
E invece proprio tu, luminoso razionalista, ci hai lasciato in eredità l’Ethica more geometrico demonstrata non come l’esibizione dell’umana scienza, ma dell’umana ignoranza. Se i miei pensieri sono in continuo divenire, nemmeno io posso davvero sapere che cosa avrei voluto per me finché non provo realmente ciò che avevo solo immaginato. La mia volontà non si dà mai compiuta e perfetta una volta per tutte, sempre mi può essere rimessa, sempre è revocabile. Figuriamoci quando si tratta della volontà su una scelta irrevocabile.
Figuriamoci quando la mia volontà è dedotta da altri. Chi può sapere quello che penso e voglio qui e ora? “Per esperienza noi compiamo moltissime azioni delle quali poi ci pentiamo” continui nell’Etica, insinuando una crepa nella perfetta costruzione. Grazie Spinoza per averci regalato questo curioso paradosso, che mentre hai dimostrato con teoremi e corollari la verità sul mondo su dio e su noi stessi, hai svelato i limiti della umana volontà. Esiste il dubbio, il mistero, l’aperto, unica salute del mondo.

Liborio Butera:

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  • Non mi aspettavo di trovare filosofia in un blog di cucina! Sono arrivato a voi attraverso youtube seguendo il percorso dei risotti prima e del riso poi. Mi complimento con te e Carlo Zaccaria per i vostri video e consigli per il vino sopratutto. A presto,Paolo

  • Paolo Liborio è pieno di sorprese.
    Non solo cucina ma molta molta cultura!
    Questo post è uno dei tanti interessantissimi!

  • Scusami ma ieri sera, sarà stato un lapsus, ma invece di scrivere "Io moderno" ho scritto "Dio moderno". Chissà a cosa pensavo...

  • @Paola:

    Evitiamo per carità di credere di cavarcela con poco parlando così di Spinoza, talmente irriducibile è la sua Ethica a dei "punti". Considero solo il commento 1 e lo faccio esclusivamente in relazione al mio articolo, tentando di lasciar fuori dalla porta sgomento e incredulità per quanto letto - motivo in più per affezionarmi a Spinoza quando parla degli ubriachi della storia.
    Ad ogni modo. Il metodo praticabile della legittima e libera scelta per cui " Io è il primo soggetto singolare libero, Io esisto dunque decido, Io sono il padrone della mia vita e posso decidere che questa non è vita, Io posso tutto quello che non riguarda il tu", si basa su un presupposto personalistico di tipo classico, cioè si fonda sull' idea, kantiana ed hegeliana, che la persona sia perfettamente e compiutamente imputabile per ogni sua scelta, l'idea in base alla quale la persona è una identità. Qual'è la conseguenza logica? Che se non accolgo la sua libertà, ledo la sua dignità.
    Ora, tutta la cultura contemporanea occidentale - siamo in Occidente, no? o non è il tuo punto di vista? - ha de-costruito questo presupposto personalistico di tipo classico. Cosa dice la cultura contemporanea? Dice che l'io è molti, non è uno. La conseguenza è l' assoluta complessità e contraddittorietà della persona, che continuamente è soggetta a mutamento, è trasformabile. Questa idea moderna di persona ammette in sè intrinsecamente la trasformabilità della persona, i "molti nomi" della persona. A quel punto, la scelta, la volontà che affliggeva la persona precedente, cessa di avere alcun senso di compiutezza rispetto alla volontà della persona successiva. Qual'è la conseguenza logica? Che oggi, accolgo e rispetto la volontà dell' io di oggi, ma domani quella volontà gli potrebbe essere rimessa, proprio perchè quell'io di oggi non è più l'io di prima. Oggi ha scelto "un nome" della persona, ma domani potrebbe essere "un altro" nome a scegliere. Attenzione. Non sto dicendo che è giusto, magari è un delirio, non lo sappiamo. Però è così, sia che ne siamo consapevoli, sia che non.
    Come la mettiamo allora? Come la mettiamo con l'urgenza moderna dell'Io di decidere sul fine-vita? Come la mettiamo con la prospettiva di una possibilità di "delega" di quella volontà? Se la scelta è irrevocabile, si può delegare? E a chi? A un Tribunale?
    Come vedi, la questione è molto più critica dello zoccolo duro delle tue affermazioni.

  • Grazie sua Eccellenza Butera, per averci accordato un pò del suo tempo e per aver fiutato, con il suo nobile naso, una risposta interessante, degna, almeno, di essere commentata.

    Noi poveri comuni mortali siamo relegati nel limbo (cioè in un luogo non ben definito, che non chiarisce la nostra posizione)della subcultura(sub perché non può essere apostrofata come cultura) o meglio della sottocultura. Ci troviamo invischiati nella storia e nella storicità e nelle presunte ideologie di facile consumo e mercificazione. Pur essendo in questa condizione (rispetto alla sua, Sig. Butera),non ci poniamo innumerevoli quesiti sulle molteplici sfaccettature dell'IO MODERNO (come lei lo definisce). Perché è proprio questo suo pensiero che, ritengo, sia un prodotto della socializzazione dell'IO (che non riesce più a trovare sé stesso, la propria individualità); e questa è una condizione nella quale anche lei vive, Sig. Butera. L'apertura verso la società moderna ed il progresso (che anche lei ha saputo compiere, con il suo Blog e tanto altro) ha causato la depersonificazione dell'individuo.

    Il mio rimedio è quello di recuperare la singola soggettività di ognuno, attraverso la genuinità e la spontaneità, abbandonando tutti quegli artifici in cui siamo costretti a vivere ( e di cui lei fa un ampio uso, come Internet, Facebook, ecc.)Inoltre, ricorrendo al recupero della materia pensante, si potrà formulare ipotesi più sicure sul futuro e sulle incertezze del domani, visto che lei ne ha molte, mi sembra.

    Inoltre:
    Spinoza non si riassume in punti ortografici ma in punti di vista.

    L'Occidente non è un punto di vista ma un luogo geografico.

    Io posseggo dei punti di vista ma rapportati alla realtà concreta, evitando di inerpicarmi su ( a volte) dispersive evasioni mentali.

    Il suo pensiero si conformerebbe molto bene a quello del Pirandello (lo conosce?); in particolar modo ad una delle sue opere più belle: "UNO, Nessuno, Centomila". Egli ha una concezione vitalistica della realtà, che è in contimuo movimento, un eterno divenire, una trasformazione continua da uno stato all'altro. In questa moltiplicazione, l'uomo perde la sua individualità, diventando Nessuno o Centomila. Ma la sa quale è la differenza del Pirandello rispetto alla sua? E' la maschera, impostaci dalla società. Così noi sembriamo, agli occhi degli altri, un'altra persona, diversa da quella che noi stessi percepiamo.
    Lei indossa una maschera? Non penso; quindi sà percepire quale sia il suo vero io... ed ecco che cade il suo castello di teorie, quello che si basa sulla indeterminatezza dell'Essere, perché lei è un Essere pensante. Lei non è una maschera sociale.

    Capito???????

  • Mi scusi ma questo confronto sembra diventata un'arena. Il mio primo commento voleva essere solo una mia partecipazione alla discussione. Il suo intervento successivo si è rivelato abbastanza duro e, di conseguenza, io mi sono diesa, usando un tono più polemico. Però direi di finrla qui, evitando di essere ancor più duri. Non è un gioco intellettuale ma un confronto intellettuale.
    Grazie per la cortese atenzione.