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Convegno di Vicenza, gli appunti di Giorgio Mottola

La  Scuola è  ritornata in questi ultimi tempi al centro del dibattito politico non solo per la ipotesi ,comunque rientrata dell’allungamento dell’orario dei docenti previsto dalla legge di stabilità, ma esemplificativa  di  quel malessere sociale che pervade un po’ tutti e tutto.

Un malessere che è solo la punta di un iceberg considerato che la scuola da diversi anni risulta essere costantemente schiaffeggiata.

Badate bene : schiaffeggiata  non solo dai tagli lineari  che hanno caratterizzato il settore in questi ultimi tre anni, ma anche e soprattutto dalla indifferenza e dalla disattenzione della politica , quasi come se fosse la cenerentola di un sistema che ha cose ben piu’ importanti a cui dedicare attenzione e riguardo.

Ci si lascia andare troppo spesso ad enunciazioni di principio , a disquisizioni pedagogiche, metodologiche e didattiche e non si  va oltre.

Giusto che sia, ma ci si sofferma su quello che la scuola dovrebbe essere e non su quella che in realtà è , o è diventata, per davvero.

Si  sogna la scuola come un grande centro civico aperto al territorio dall’alba al tramonto, tanto per citare quanto ha recentemente affermato il Ministro Profumo, e non ci si rende conto che manca il personale perfino per aprire i cancelli.

Ci si accorge della Scuola quando insegnanti e sudenti si mobilitano e si ignora che per tutto il resto dell’anno  molti di essi sono costretti ad operare in classi pollaio o in strutture prive addirittura del certificato di agibilità.

La visione della Scuola da parte della politica non va purtroppo oltre i cancelli dell’istituzione scolastica

Ecco!

Occorre varcare quei cancelli per rendersi conto che

L’autonomia scolastica è una autonomia incompiuta
Il ruolo del dirigente è ancora ingabbiato tra norme vecchie e nuove
in quella realtà ci sono docenti visibili ed invisibili, di ruolo e precari, tecnici ed ausiliari

Basta varcare quel cancello, vi assicuro,  per accorgersi degli effetti devastanti che puzzle di riforme e tentativi di riforme organiche, hanno avuto sulla Scuola.

Badate bene, noi non siamo mai stati contrari ad una esigenza di razionalizzazione del Sistema Istruzione., ma razionalizzare è una cosa  e distruggere è tutt’altro.

Ecco.Alla nuova Italia, alla nuova politica , al Presidente Fini, la Scuola chiede di ritrovare una dignità perduta  e con un atto di coraggio una completa rivisitazione del Sistema Istruzione .

Non si tratta di fare promesse impossibili e demagogiche, si tratta di rivedere un assetto che o fa acqua o perde colpi. Basta leggere  il recente rapporto dell’ ANSAS INDIRE per rendersene conto.

Un rapporto che entro la fine dell’anno arriverà in Parlamento per essere portato all’attenzione dell’Assemblea. E in quella occasione è necessario alzare la voce, intervenire con forza, avere il coraggio di non nascondersi come gli struzzi sotto la sabbia!

Ecco!

Alla nuova Italia, alla nuova politica , al Presidente Fini i docenti chiedono rispetto e considerazione del proprio ruolo e della loro funzione educativa e sociale.

Che non ci siano Presidente docenti di serie A e docenti di Serie B (e mi riferisco agli itp, ai diplomati magistrali , a strumento musicale e la lista sarebbe troppo lunga per citare tutte le ingiustizie subite in silenzio); che non ci siano piu’ docenti che arrivano al ruolo alle soglie della pensione o costretti a suicidarsi perché NON CE LA FANNO PIU’.

Un piano articolato di immissioni è possibile.

Che non  accada piu’ che debba intervenire il tribunale regionale amministrativo per risolvere inadempienze, errori o precedure formalmente o sostanzialmente  raffazzonate.

E’ accaduto con i consorsi per dirigente scolastico, è avvenuto per i TFA e forse accadra’ ancora col percorso abilitante speciale considerate le ingiuste esclusioni di migliaia e miglia di docenti precari.

Un nuovo reclutamento è possibile.

Un reclutamento  che non sia un terno al lotto o una accozzaglia di limiti, paletti, esclusioni e distinguo.

Ecco!

Alla nuova Italia, alla nuova politica , al Presidente Fini chiediamo di dar voce alla Cultura, all’Istruzione e alla formazione, ascoltando la voce di chi vive ogni giorno quella esperienza  e NON CALANDO DALL’ALTO SOLUZIONI  IMPOSSIBILI che non trovano riscontro nella realtà di ogni giorno.

Noi come Settore Scuola lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo e lo faremo ancora se è vero come è vero che in 10 mesi, giorno dopo giorno, Futuro e libertà è stato uno dei pochi gruppi parlamentari a portare la voce della Scuola in Parlamento e nelle istituzioni. Basta dare un’occhiata alla stampa specializzata o basta fare una semplice interrogazione sui motori di ricerca della rete. Forse non siamo presenti sui network nazionali, sulle tv che si accorgono dei precari e della scuola solo quando scendono in piazza e ignorano quando precari esasperati pongono fine alla loro esistenza.

Abbiamo parlato con loro , Presidente FINI, senza chiedere tessere di partito. Abbiamo ascoltato e siamo venuti a conoscenza di una realtà che molti ignorano.

Come è distante, caro Presidente, il paese reale dal cosiddetto paese legale.

QUESTA purtroppo  è la realtà nella quale viviamo, QUESTA è la scuola vissuta ogni giorno.
Concludo annunciando che, proprio nello spirito di ascolto, di confronto e di proposte , che a breve verrà formalizzata la costituzione di una Consulta Nazionale della Scuola formata da docenti, dirigenti e personale ATA che la Scuola la vivono ogni giorno. Con loro e con il contributo di chiunque altro redigeremo la nostra proposta di  MANIFESTO PER LA SCUOLA, la scuola che vogliamo, la scuola in cui crediamo

Una speranza c’è ancora! Ed io voglio credere nel cambiamento.

Nonostante tutto IO CI CREDO ANCORA!

Liborio Butera:
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