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Ma quale TAV si pensasse prima alle strade, quelle agrigentine fanno pena

Resto fermamente convinto che le infrastrutture siano assolutamente necessarie per rilanciare l’economia di un Paese. Nel tempo della globalizzazione quando e dei voli low cost appare sempre più necessario che non bisogna solo fare atterrare i passeggeri su un territorio, poi occorre agevolarli nei movimenti.

Purtroppo non sempre è così. Penso alla Sicilia, alla mia Terra. La statale 115 collega ancora le province che si affacciano sul Mediterraneo, nel tratto agrigentino è ridotta male, malissimo.

Si percorre a singhiozzo perchè i ponti, forse pericolanti, sono regolamentati da semafori che riducono il transito ad una sola corsia di marcia. E non vi sono alternative. Ho attraversato la statale in una giornata di festa quando il traffico era praticamente assente e nonostante ciò il tempo di percorrenza si è allungato di circa 10 minuti. Non oso immaginare cosa possa succedere nelle ore di punta o peggio in estate quando i turisti affollano l’agrigentino.

Strade agrigentine malmesse

Quel tratto collega la Valle dei Templi alla Scala dei Turchi, conduce fino a Castelvetrano passando da Eraclea Minoa, Sciacca e Selinunte. E’ chiaro che così non si può puntare al rilancio del territorio, la cosa peggiore è che in 12 anni non solo non è cambiato nulla, ma la situazione è drasticamente peggiorata.

La situazione drammatica non riguarda solo la statale, i collegamenti dei paesini non solo sono ridotti malissimo, ma sono anche pericolosissimi. Si rischia un incidente ad ogni curva o ad ogni buca.

L’amico Giovanni Messina lo scrive sulla sua bacheca dopo il recente nubifragio che ha colpito l’intera area: “Una vera vergogna strada Cattolica-Montallegro pericolosissima di sera non c’è nessun segnale che indica la presenza di fango e pietre che occupano la carreggiata la strada è lasciata all’incuria degli enti preposti e dato che ci sono voglio segnalare la perenne presenza di acqua sul manto stradale all’altezza della stazione ferroviaria incredibile come non si riesca a dare due colpi di piccone ai lati della strada per togliere un po’ di terra per far defluire l’acqua”.

Ma si parla di TAV, ma quale TAV mi verrebbe da dire. Realtà come quelle agrigentine sono diverse e riguardano tutto il territorio nazionale, ma si preferisce puntare l’attenzione altrove.

Prima di concludere l’ennesimo post che solleva la problematica mi piace ricordare che i politici che hanno rappresentato quei territori in passato anziché battere i pugni per richiedere infrastrutture si accontentavano di qualche posto di lavoro per alimentare il proprio elettorato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.