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Papa Benedetto XVI: L’UNICO ITALIANO CHE “SI SENTE VECCHIO.” DAL MINISTERO AL MONASTERO

Se pensiamo alla possibilità che un individuo, cui è stato consegnato un enorme potere, sia economico sia sociale, lasci il suo incarico volontariamente, ci rendiamo immediatamente conto che non sia cosa facile. Lo ha annotato, in riferimento alla notizia delle dimissioni del Papa Benedetto XVI, anche il quotidiano marocchino Assabah, titolando “Lezione di addio” per sottolineare  quella che ha definito “Una decisione che deve servire da lezione ad alcuni leader arabi che non credono nella democrazia e nel ricambio al vertice del potere”.  Eppure  non c’e bisogno di restare fuori dell’Italia per dire che questa lezione sarebbe utile e da prendere come esempio. Il nostro Papa ci lascia: Joseph Ratzinger, papa Benedetto XVI, è il 265° Papa della Chiesa Cattolica, eletto il 19 aprile 2005 ed è nato 16 aprile 1927. Ha certamente ha un’età ragguardevole, ma, se pensiamo al nostro Presidente della Repubblica, nato a  Napoli, il 29 giugno del 1925, dobbiamo constatare che ha due anni in più del Pontefice e si è discusso persino sulla possibilità di “rieleggerlo”. Lo stesso Napolitano, nel parlare di questa decisione storica,  ha detto che si è trattato di “una grande prova di coraggio” e, nel corso del recente concerto nella Sala Nervi per celebrare l’84esimo anniversario dei Patti Lateranensi, Benedetto XVI avrebbe confessato proprio al Presidente (vicino a lui per età),  la sua volontà di dimettersi. Grande coraggio dunque, ma che i nostri politici non sembrano avere. Tenendo fuori Giulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919), che sembra avere tirato i remi in barca (almeno apertamente),  facendo un po’ di conti  Berlusconi (PdL Popolo delle libertà), conta 77 anni (ma è giovanissimo “dentro”),  Marco Pannella (Partito Radicale) 83( e continua coi digiuni) mentre Mario Monti (Scelta Civica con Monti per l’Italia) ha superato i 70 anni d’età. Ricordiamo in merito che il rapporto sulla composizione del Governo Monti per età e genere” realizzato dall’associazione OpenPolis, ha specificato che tale Governo (con un’età media di 64 anni), si è confermato come quello più anziano sia fra i 58 della Repubblica sia fra i 27 esecutivi europei al momento in carica, a cui fa seguito quello greco, anch’esso tecnico, di Lucas Papademos, 58 anni. Tornando “ai nostri” delle elezioni 2013,  Umberto Bossi (Lega Nord) conta 72 anni, Ignazio La Russa 66 (Alleanza Nazionale), come Giulio Tremonti (3L-Lista Lavoro Libertà).  Beppe Grillo (Movimento 5 stelle) è “giovane”, coi suoi 66 anni e nati tra ’49 ed il ’52 sono Massimo D’Alema, Antonio Di Pietro (Italia dei valori), Pier Luigi Bersani (PD) e Gianfranco Fini (Futuro e libertà). Parlando di Bersani occorre dire che, riferendosi a Matteo Renzi (Firenze, 11 gennaio 1975, quindi un “giovanissimo”) ha detto :-“ Io faccio un giro e poi mi riposo, lui invece ha ancora voglia di andare avanti”. Divertente: sembra che Bersani si comporti come un bambino e parli del Governo d’Italia come di una giostra coi cavallini. Relativamente più giovani (nati tra il ‘54 ed il ‘58), Francesco Rutelli, Pier Ferdinando Casini, Roberto Maroni, (Lega Nord) Walter Veltroni e Nicola Vendola  (Sinistra ecologia libertà ).  Ma la Merkel ha specificato che  il mandato del pontefice della Chiesa cattolica è “straordinariamente impegnativo da tenere sulle proprie spalle.” La politica italiana, evidentemente, meno. In questo mare di date “mature” mi sovviene il ricordo di quando, trovandomi in Finlandia con un gruppo di lavoro, in Helsinki ci vedemmo arrivare un simpatico “giovinotto” in tuta jeans che si presentò poi come il Ministro dell’agricoltura e foreste e ci accompagnò “in gita” sulle rare zone elevate della sua terra cantando canzoni napoletane e parlandoci anche in spagnolo e italiano. Un giovane! Ci stupimmo molto, noi italiani abituati al fatto che i posti di potere appartengano (si direbbe fino alla morte), ai serissimi e rispettabilissimi  anziani. Intanto, come afferma l’Istat, la vita media degli italiani continua a salire: nel 2010 gli uomini hanno raggiunto i 79,1 anni (+0,3 rispetto al 2009), le donne 84,3 (+0,2) e la popolazione italiana continua a crescere, superando i 60 milioni 600 mila residenti al primo gennaio 2011, con un tasso d’incremento del 4,3 per mille. Ma è, come per la popolazione dei politici italiani, “una popolazione vecchia”, poiché nascono sempre meno bambini : 557 mila nel 2010, 12.200 in meno rispetto all’anno precedente. Per il quarto anno consecutivo la dinamica naturale (differenza tra nascite e decessi) registra un saldo di segno negativo, in misura ancora più marcata di quella del precedente triennio: -30.200 unità nel 2010, contro -22.800 unità nel 2009, -8.500 unità del 2008 e -6.900 unità del 2007. Insomma sembra chiaro che la popolazione italiana sia destinata ad invecchiare gradualmente, visto che è in crescita l’aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, nello scenario centrale aumenteranno fino al 2043, anno in cui oltrepasseranno il 32%. Dopo tale anno, tuttavia, la quota di ultra 65enni si consoliderà intorno al valore del 32-33%, con un massimo del 33,2% nel 2056. L’invecchiamento dirigenziale non tocca soltanto la politica e lo chiarì a suo tempo il ministro del Welfare Elsa Fornero specificando drasticamente che in pensione bisognava andarci più tardi. La convinzione è avvalorata da una ricerca condotta all’interno dell’università israeliana di Haifa  a detta di Shmuel Grimland, Yehuda Baruch e Eran Vigoda-Gadot. L’equipe scientifica, difatti approfondendo i risultati di un’indagine svolta su 545 dirigenti sia del settore pubblico sia privato, è giunta alla conclusione che il momento di maggiore produttività per un manager arriva tra i 50 e i 60 anni, con più precisione intorno ai 57 anni. Ciò non toglie che il “conservatore” Benedetto XVI (dal punto di vista dottrinale si è mostrato, infatti, conservatore in molti campi: ha ripristinato alcuni tradizionali riti liturgici, tra cui quello della possibilità di dire messa in latino) non ce la faccia più:-“… nel mondo di oggi, soggetto a mutazioni così rapide e scosso da questioni di profonda rilevanza per la vita della fede, per poter governare il soglio di San Pietro e proclamare il Vangelo, sono necessarie sia la forza della mente che quella del corpo”. Ha affermato convinto. In ultima analisi lui ritiene di non avere più la forza di stare al passo coi tempi, mentre i nostri politici, a quanto pare, ci riescono benissimo. A detta loro.

Bianca Fasano