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In Italia non servono laureati, ma bravi artigiani

E’ evidente a tutti, questo è un Paese che ha bisogno di professioni “utili” perchè i laureati faticano molto a trovare occupazione e, il più delle volte rischiano di finire nei call center. La riforma Gelmini, con una visione poco lungimirante, ha pensato bene di tagliare proprio quegli istituti che formavano le professioni più richieste ovvero gli Istituti Tecnici e Professionali che, come tutti sanno, formavano anche i famosi quadri intermedi, utilissimi alle aziende.

Questa tesi viene confermata anche da diversi studi di settore, ma anche dagli stessi imprenditori. Ne scrive oggi anche L’Espresso che titola: Cercasi artigiano disperatamente. Così titola il settimanale e racconta della ricerca, da parte delle aziende, di personale qualificato nei lavori manuali che sappia anche unire tali capacità all’utilizzo delle nuove tecnologie. Tra i lavoratori most wanted, oltre ad artigiani del mondo della moda (come sarti, valigiai e borsettieri) o addetti dell’edilizia, ci sono anche panettieri e pastai, pasticcieri, gelatai e cuochi.

C’è spazio anche per i laureati, ma per quelli bravi, quelli meno bravi o più sfortunati che non riescono a sfondare nel privato e/o nella libera professione “ripiegano” il più delle volte nell’impiego pubblico, la scuola, in passato, è stata una meta ambita, non più oggi, la legge 133 del 2008 ne ha licenziati più di 150mila nel silenzio assordante dei media e della stragrande maggioranza degli stessi precari laureati.

twitter: @liboriobutera