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TFA – Voler insegnare è un sogno sbagliato? La lettera di un precario

Riceviamo e pubblichiamo la lettera disperata di un docente precario, Simone Giuseppe che evidenzia uno dei paradossi della stessa categoria, ovvero la richiesta spasmodica da parte dei non abilitati dell’attivazione dei TFA, un vero paradosso considerati i tagli agli organici.

Mi unisco al coro di tanti abilitati SSIS inseriti in GaE che chiedono risposte. Io sono abilitato in Musica e Spettacolo, con 97/100 e inserito in III fascia delle GaE con 66 punti. Sicuramente le mie possibilità di lavoro sono ridotte a zero se si pensa che i primi in graduatoria hanno oltre 100 punti e che nella mia provincia le graduatorie sono ben lungi dall’esaurirsi.

Ciò nonostante stiamo assistendo impotenti all’attivazione dei TFA in periodo di tagli alla spesa pubblica, in un periodo di recessione, a fronte della presenza di personale già preparato e con esperienza, inserito a pieno titolo nelle graduatorie provinciali.

Inoltre, i numeri degli ammessi ai TFA, come tutti sanno, specie in alcune classi di concorso, saranno in soprannumero e allora, pur essendo consapevole del fatto che l’abilitazione all’insegnamento rappresenti un titolo che non può essere negato alle nuove generazioni, che vivono anche una dimensione internazionale e potrebbero spendere il titolo conseguito anche nei paesi dell’Unione Europea, personalmente ritengo che l’unico sbocco in Italia per questi giovani colleghi, almeno fin quando non si darà il via ad un autentica operazione di assorbimento del precariato già esistente, sia il collocamento nelle graduatorie di istituto di seconda fascia, con il corretto punteggio dato da abilitazione, titoli posseduti ed eventuale servizio prestato.

Nessuno vuole impedire a tanti giovani volenterosi di svolgere il tirocinio e di abilitarsi, previo superamento di un esame.

L’abilitazione, però, ammesso che sia un diritto, non può andare oltre l’effettiva disponibilità di posti.

Non è possibile che insegnanti competenti e preparati, che aspettano il ruolo da decenni (e in alcune province aspettano addirittura di poter lavorare) debbano vedere raddoppiato (o triplicato) il tempo della loro permanenza nelle graduatorie, rischiando di essere scavalcati dai nuovi abilitati dei TFA che hanno maturato anni di punteggio di servizio nelle scuole paritarie, le quali (lo ricordiamo) non hanno alcun obbligo di convocare gli insegnanti dalle graduatorie provinciali.

Assistendo all’ennesimo colpo inferto alla classe docente italiana, mi chiedo dove ho sbagliato. Forse ad avere un sogno. Forse a illudermi di poterlo realizzare. Forse ad avere passione per la mia materia. Forse a credere che il merito possa essere premiato anche attraverso l’adozione di criteri a tutela delle legittime aspettative di quelle decine di migliaia di precari (230.000, per l’esattezza) che attendono da anni il concretizzarsi del loro diritto al lavoro e alla stabilizzazione.

Simone Giuseppe (docente precario)