attualità

Lettera aperta a Mario Monti degli insegnanti del Liceo Pieralli di Perugia – I prof sono soli

La mattina, entrano in classi, nelle quali li aspettano, stipati, fino a venticinque, trenta alunni. Sono classi brutte: fredde d´inverno, calde d´estate, non ben illuminate, con la vernice che si scrosta, le tapparelle che cadono, le pareti nude, oppure coperte da carte geografiche che raffigurano ancora stati come la Cecoslovacchia o l´Unione Sovietica. In quelle classi, ogni mattina i prof cercano di motivare e coinvolgere ragazzi che perlopiù vorrebbero essere altrove.
Sono soli quando escono dalla classe, corrono in quella successiva, oppure vanno a ricevere i genitori, senza avere il tempo di incontrare i colleghi, parlarsi, discutere di didattica, di bisogni degli alunni, di strategie per migliorare l´insegnamento.
Sono soli quando il pomeriggio, a casa, senza che nessuno li veda, correggono pile di compiti, spulciano libri in cerca di spunti per la lezione del giorno dopo, o scrivono programmazioni che, già lo sanno,
finiranno a prendere polvere negli schedari.
Sono soli anche durante i consigli di classe: ognuno solo con il proprio registro, nel quale i ragazzi si trasformano in file di nomi, numeri, giorni di assenze, note disciplinari.
I docenti, per la maggior parte, credono in ciò che fanno: altrimenti non lavorerebbero per una retribuzione che riconosce loro soltanto una minima parte del lavoro necessario perché le ore di insegnamento siano realmente efficaci. Un lavoro che parte ai primi di settembre e va avanti sino a fine giugno, o sino a metà luglio con gli esami.
Un lavoro per la maggior parte non pagato, o pagato male: volontariato, se vogliamo dirlo in maniera gentile.
I docenti sono quelli che, nell´opinione comune, “lavorano tre ore la mattina e hanno tre mesi di ferie l´estate”. Quelli soggetti a una disistima sociale generalizzata. Quelli che, secondo le recenti dichiarazioni del Presidente Monti, “difendono interessi corporativi” e “usano i ragazzi come scudi” per “evitare di lavorare due ore in più”.

I docenti, a questo punto, si sarebbero anche un po´ stufati.
Ci chiediamo, noi docenti, se l´opinione pubblica si sia accorta del feroce attacco alla scuola, quella pubblica, che è in atto da almeno un decennio, da parte dei governi di qualunque colore politico.
Lo Stato italiano, lo sanno tutti, non ha mai brillato per attenzione alla cultura, è stato anzi il Ministro dell´Economia di uno dei recenti governi ad affermare che “la cultura non si mangia”: e sorvoliamo sulla grottesca paradossalità di un´affermazione del genere, in un paese che conserva più di metà del patrimonio artistico mondiale.
Negli ultimi anni, la scuola ha subito tagli ai finanziamenti pubblici pari al venti per cento annuo, a fronte di aiuti sempre più consistenti alle scuole private. I docenti hanno assistito alla perdita del potere d´acquisto dei propri stipendi e il blocco degli aumenti legati agli scatti d´anzianità. Si sono visti calare sulla testa “riforme” (quella Gelmini è solo la più tristemente famosa) che hanno compromesso la loro possibilità di svolgere la propria missione: costruire il sapere, far crescere le menti e le coscienze. Li si vorrebbe sempre più ridotti a ripetitori di nozioni, esecutori di programmi, somministratori di test a scelta multipla (i famigerati test Invalsi, ultima frontiera dell´omologazione cognitiva).
Ascoltano i ministri parlare di informatica, di lavagne multimediali, di tablet, di didattica via internet, ma sanno che gran parte delle scuole dispone a malapena di una connessione e di pochi computer vecchi e mal funzionanti.
Chi ha pagato di più queste politiche sono stati i più deboli: insegnanti precari, alunni con disabilità, oltre ovviamente a tutti quei ragazzi che, avendo difficoltà scolastiche, avrebbero bisogno di una maggior cura da parte dei docenti.
Cura che non è più possibile fornire, affogati come siamo in classi da trenta persone.
Stando alle notizie (poche e confuse) arrivate dal Ministero, le ultime misure di legge dovrebbero prevedere un´ulteriore decurtazione di risorse pari al venti per cento, che equivale a dare un altro giro di vite al già esiguo flusso di ossigeno, che ancora prolunga l´agonia della scuola.
Il governo ha promesso, da una parte, che saranno ripristinati gli scatti d´anzianità, dall´altra ha deciso che i soldi saranno sottratti dal Fondo d´Istituto, ossia da quelle risorse che dovrebbero migliorare l´offerta formativa delle scuole. Insomma, dare con una mano per togliere con l´altra.
Il ventilato aumento delle ore di insegnamento da diciotto a ventiquattro (a quanto pare rientrato: ma non si sa mai) sarebbe stato solo l´ultimo di questi schiaffi. Non solo perché aumentare l´orario, senza aumentare lo stipendio, sarebbe suonato come un insulto a chi percepisce già stipendi fra i più bassi d´Europa.
Ma anche perché sei ore in più (sei, presidente Monti!) avrebbero significato due o tre classi in più per insegnante, quindi cinquanta, settanta, novanta alunni in più da seguire,  alunni che sono persone,
ognuna con i propri bisogni e i propri diritti, e non nomi su un registro, quindi un aumento esponenziale del lavoro – ricordiamolo, non pagato –  necessario per preparare le lezioni. Ciliegina sulla torta,
quelle due o tre classi in più, assegnate ad ogni docente, sarebbero state sottratte a giovani colleghi, messi così a rischio di perdere il posto.
I docenti, a questo punto, dicono: basta!
Non si migliora la didattica restando in classe due ore in più, come sembra credere il professor Monti. Si migliora la didattica restituendo ossigeno alla scuola.
In fondo, gli insegnanti non chiedono molto.
Il rispetto della loro dignità di lavoratori e una retribuzione che tenga conto del lavoro realmente svolto e della sua qualità.
L´opportunità di esercitare l´insegnamento in una scuola pubblica, uguale per tutti, improntata a criteri di equità e di democrazia.
La possibilità di professionalizzarsi attraverso corsi d´aggiornamento seri, frequenti e soprattutto efficaci.
Un´edilizia scolastica fatta di scuole dignitose, sicure, possibilmente attrezzate secondo standard d´efficienza europei.
Per ottenere tutto ciò, serve che il Governo torni ad erogare fondi alla scuola, e non più a tagliarne. Serve il ritorno a una politica che veda la scuola come un´occasione per il futuro, e non come un tronco marcio da potare fino a rinsecchirlo.
Lo dobbiamo, se non a noi stessi, almeno ai nostri figli.
Lettera aperta degli insegnanti dopo l´intervento di Monti alla trasmissione ‘Che tempo che fa’.

Caro Fabio Fazio,

non basta prevedere che le dichiarazioni di Monti avrebbero provocato un bel po’ di polemiche. Quando qualcuno mente spudoratamente, in modo plateale, come Monti ha fatto, non si può sorridere immaginando il putiferio che seguirà. Si controbatte, si chiede un chiarimento. Questo mi sarei aspettata, almeno da Lei.
Non le risulta che la proposta del ministro Profumo era di aumentare le ore di lavoro frontale dei docenti da 18 a 24? Non 2 ore come sostenuto da Monti. Fino a prova contraria i ministri dovrebbero conoscere le percentuali.
1) 6 ore in più rappresentano il 33% di 18 ore.

2) Di fatto, le ore in più richieste non erano 6, ma almeno il doppio perché ad ogni ora di lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso che  è almeno pari se non maggiore.

3) Senza essere dei tecnici della scuola, è facile capire che se con un orario di 18 ore un docente ha, in media, 4 classi, con 24 ore ne avrebbe 6, il che rappresenta non un incremento del 33% ma del 50%.

4) Si continua impunemente a misurare il lavoro dei docenti in termini di presenza a scuola, come se si misurasse il lavoro degli avvocati solo con la loro presenza in tribunale oppure degli ingegneri soltanto con la loro presenza in cantiere, oppure il suo lavoro, caro Fabio Fazio, con la sua presenza in studio.

5) Chi può credere che un incremento di ore, classi e studenti, potrebbe migliorare la qualità della formazione? Non avendo il coraggio di risparmiare apertamente su una conquista fondamentale dello stato
>sociale si cerca di far passare come un miglioramento un evidente taglio delle risorse disponibili. Tant´è vero che il problema è stato risolto facendo tagli su altri capitoli di spesa della scuola statale (ma non di quella delle scuole paritarie).

6) Strumentale è stato Monti nel ridurre l´opposizione sociale che cresce nel mondo della scuola soltanto alla questione delle ore.

7) Monti, quello che straparla sempre di crescita, ha avuto anche il coraggio di presentare come conservatore il rifiuto dei docenti di incrementare l´orario di lavoro. Un incremento che produrrebbe un
importante taglio di posti di lavoro (ai precari). Certo che c´è stata una indisponibilità dei docenti a questa stupidaggine economica. Non dico le percentuali, ma l´ABC dell´economia?

Ci aspettiamo diritto di replica. Cordiali saluti

Scarica le iniziative messe in atto