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Addio risaie? Coldiretti Vercelli Biella lancia l’allarme: “Se continuano ad esserci prezzi così bassi, le superfici investite a riso potrebbero calare del 10% già nel 2013”

VERCELLI/BIELLA, 6 febbraio – Vercelli sempre meno “terra di riso”: uno scenario che nessuno si augura ma che si affaccia al futuro come una possibilità da non sottovalutare.
“Purtroppo, se i prezzi continueranno a mantenersi così al di sotto delle aspettative, rischiamo di vedere un taglio netto delle superfici investite, che in alcuni areali potrebbe raggiungere il 10% già nell’anno appena iniziato. Un’ipotesi che mai vorremmo vedere realizzata”.
A rivelarlo è il presidente di Coldiretti Vercelli Biella Paolo Dellarole sulla base delle dichiarazioni dei produttori che fanno presagire un possibile ridimensionamento della coltura a riso in favore di altri cereali (mais) ed oleoproteaginose (soia).
“E’ ancora presto per avere dati compiuti e per questo attendiamo la pubblicazione dei sondaggi sulle semine da parte dell’Ente Risi: ma già diversi risicoltori sembrano orientarsi ad incrementare la diversificazione produttiva, destinando ad altre colture una quota più considerevole di terreni rispetto al passato”.
Anche questa settimana, il mercato borsistico del riso non ha dato i frutti sperati, segnando ancora una giornata di “nulla di fatto”, con le quotazioni del risone invariate su livelli che gli imprenditori agricoli ritengono “insufficienti a garantire una serena operatività delle imprese, alle prese con costi di produzione che hanno subito continui incrementi”.

Si tratta di un problema non solo vercellese: la vicina Lombardia, ad esempio, teme un “ridimensionamento delle aree a riso” con un taglio di oltre 10 mila ettari e mezzo milione di quintali in meno nel prossimo raccolto (con una diminuzione di quota, tra il 10 e il 15%).
“Le quotazioni hanno subito un crollo – spiega Domenico Pautasso, direttore della Coldiretti di Vercelli e Biella – come riporta l’esempio emblematico del Carnaroli, che in tre anni ha perso il 49% del valore passando da 673 a 340 euro a tonnellata (quotazione della Borsa Risi di Vercelli di inizio febbraio 2011, ndr) , mentre l’Arborio ha subito un calo di oltre il 40%, da 576 a 335 euro a tonnellata, sempre considerando il rapporto tra il 2011 e l’ultima seduta di mercato. Con questi prezzi, considerato anche l’aumento dei costi del carburante, gli agricoltori non riescono nemmeno a coprire le spese di produzione”.
Fra il 2011 e il 2012 le superfici a riso a livello nazionale sono diminuite del 4,66% passando da 246.540 ettari a 235 mila ettari e nel 2013, se verranno confermate le previsioni, si potrebbe scendere sotto i 210 mila ettari.
Nel 2012 in Piemonte la superficie investita a riso è stata di 120.049,72 ettari, di cui 72.641,51 provincia di Vercelli che, da sola, detiene il primato produttivo nazionale. Altri 3.985, 74 ettari sono stati coltivati a riso, lo scorso anno, in provincia di Biella, 34.515,08 in provincia di Novara e 8.592,86 in quella di Alessandria (seguono in quote minori Cuneo con 189,48 ha e Torino con 125,05 ha)
Secondo Gianluca Mascellino, responsabile commercializzazione riso di FIR (Filiera Italiana Riso) “non è possibile pensare che gli agricoltori italiani vendano le loro produzioni agli stessi prezzi di quelle dei paesi del sud del mondo perché la qualità, i costi di coltivazione, le garanzie sanitarie e il contesto socio economico  sono profondamente diversi”.