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Il concorsone “bufala”

Quanta confusione intorno alle questioni che riguardano la scuola italiana: dal numero dei precari, alle promesse di stabilizzazione non mantenute, dagli ennesimi prospettati e (forse) scongiurati tagli, alle “palate” di soldi che serviranno per espletare il Concorsone. Nessuno, o pochi, si soffermano ad analizzare i dati  che permetterebbero di accorgersi che le immissioni in ruolo prospettate sono ben al di sotto del numero di precari annualmente sfruttati dal MIUR e che ormai da tempo, senza altra possibilità, si vedono costretti a rivolgersi ai Tribunali, visto che Ministero e sindacati non sanno più dialogare con loro.
Anche l’articolo apparso il 7 novembre su la Repubblica dedicato al Concorso, non fa che incrementare la circolazione di immagini lontane dalla realtà e che non aiutano a smascherare il reale disegno di una Amministrazione, il MIUR appunto, incapace di trovare la giusta formula per garantire al Paese una scuola degna di questo nome.
Secondo l’autorevole testata, infatti, in corsa per l’insegnamento ci sarebbero “i giovani”, 260.000, come si legge, oltre 300.000 secondo le stime di oggi. Ma siamo sicuri che di giovani si tratta? Come possono essere davvero loro ad ambire al “posto fisso” se, tranne i pochi abilitati delle Siss, sono stati di fatto esclusi dal bando stesso? Vero è che in massa gli “aspiranti docenti” si sono rivolti al “Concorsone” ma in pochi la considerano davvero “una occasione da non lasciarsi scappare per nulla al mondo”, scoraggiati, avviliti e demotivati come sono oggi i precari italiani. Come può essere una occasione, infatti, un Concorso la cui scrematura è affidata per l’ennesima volta ai quiz, dopo gli scandalosi recentissimi risultati dei TFA? Ci siamo forse dimenticati che nelle classi di concorso maggiormente affollate di candidati a cui però erano stati riservati pochi posti, il criterio selettivo scelto dagli “esperti” del MIUR è stato orientato dall’assurdo?
Ma entrando nel merito della vicenda concorsuale, vogliamo ricordare che i posti banditi sono una bazzecola di fronte all’esercito di precari sfruttati da anni e che attendono la stabilizzazione, così come prevedono le norma italiane ed europee. Tuttavia, il MIUR e il Governo, preferiscono tagliare sui posti, in una scuola ormai devastata e inadeguata, e parallelamente promettono migliaia di assunzioni che però rappresentano una manciata di posti, se messi a confronto con i dati reali dello sfruttamento e delle esigenze di organico della scuola statale.  Una scuola tartassata sulla quale, pur essendo patrimonio di tutti, una delle istituzioni cardine del Paese, invece, si disinveste e si fa calare la scure.
E intanto, secondo quanto si legge, il Ministro Profumo “è parecchio soddisfatto”! Ma come fa un Ministro della Repubblica a ritenersi soddisfatto davanti al quadro appena delineato? Qualcuno, dovrebbe ricordare al Ministro che le norme contro lo sfruttamento nel precariato esistono, non solo per i datori di lavoro privati e che lo Stato, quindi il MIUR, deve applicarle. E ricordargli anche, che migliaia sono i precari che ogni anno sottoscrivono contratti di lavoro, assunti da una costellazione di graduatorie definite di merito ma che pongono persone con competenze e titoli identici su piani diversi, contro i principi costituzionali di uguaglianza, equità e pari opportunità.
Il Concorsone, quindi, come molte delle ultime decisioni e proposte del MIUR appare inaccettabile e inadeguato, non risolverà alcune delle problematiche della scuola, tantomeno la questione del precariato, che anzi si allungherà, in termini di tempo, visto che sembra che dalle GAE in pochi abbiano deciso di tentare. I primi in graduatoria, presumibilmente, si troveranno ad avere dal prossimo anno meno probabilità di essere assunti, visto che una riserva di posti sarà destinata ai vincitori del concorso.
Ma queste non sono che gli aspetti più evidenti e immediati di una iniziativa che, se solo si ragiona in termini di costo/beneficio, non porta nulla di buono al Paese, anzi! Quanto costerà, infatti, l’intera manovra? Milioni e milioni di euro, per un pugno di posti che saranno distribuiti in due anni scolastici. E i prossimi concorsi allora, quelli promessi dal Ministro, per quando saranno? Non è forse evidente la contraddizione tra i proclami e le prospettive reali?
E intanto a farne le spese sempre e comunque, saranno i docenti, quelli da “bastonare”, secondo il Ministro, quelli che non esiteranno, ancora una volta, a portare nelle aule dei Tribunali il MIUR per ottenere il rispetto dei diritti e l’applicazione delle leggi.

ADIDA