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Coldiretti Vercelli-Biella: si intensifica la lotta Preventiva al “cinipide galligeno” per salvare la produzione di castagne del prossimo autunno

VERCELLI/BIELLA, 12 aprile – Dopo un’annata amara per la raccolta delle castagne, arriva il piano di lotta contro l’insetto nocivo (il cinipide galligeno) che ormai da qualche anno colpisce i boschi del nord Italia, dalle Alpi alla pianura.
Il ministero per le Politiche agricole ha presentato una scheda riassuntiva della proposta per le attività di lotta al cinipide del castagno che dovrà essere approvata dal tavolo di filiera della frutta in guscio, sezione castagno.
Il territorio nazionale è stato suddiviso sulla base di parametri legati alla superficie investita a castagno (in Italia pari a 788.407,00 ettari), alla parte coltivata a castagno da frutto e al valore della produzione castanicola.

In Piemonte la superficie destinata a castagno è di 169.075,00 ettari, di cui 5.309,48 investiti a castagno da frutto: la media del valore delle produzioni castanicole, calcolata tra il 1999 e il 2007 è, per il Piemonte, pari a 2.487.000,00 euro (in Italia 46.150.000,00 euro): i 14 lanci degli “insetti antagonisti” effettuati nel 2012 saranno ripetuti e incrementati.
Il problema è comune a gran parte del nord Italia e non solo: il “Cinipide galligeno” è arrivato dall’oriente ed è stato scoperto per la prima volta nel 2006 divenendo endemico in appena quattro anni (tra il 2010 e il 2011).

La castanicoltura è una pratica agricola di origini molto antiche, che per molti secoli ha distinto l’economia di intere aree, concentrate soprattutto nel territorio dell’alto vercellese e della provincia di Biella.
Oltre alle castagne, questi alberi sono sempre stati preziosi per un’economia locale “allargata” a più settori. Oltre a segnare il paesaggio boschivo, diedero infatti impulso ad attività diverse come il commercio del legno, la realizzazione di edifici o la nascita di tradizioni agroalimentari ed enogastronomiche tramandate fino ai giorni nostri.

L’albero del castagno, molto diffuso nelle due province, appartiene come faggi e querce alla famiglia delle fagacee ed è una pianta monoica (fiori maschili e femminili sono separati ma entrambe ospitati dalla stessa pianta, che fiorisce nel mese di giugno).
Tradizionalmente, la sua coltivazione avviene con l’impianto di esemplari a distanza uno dall’altro, spesso sui cosiddetti “prati magri” o nel bosco di coltura.
A livello agroalimentare, le castagne hanno tradizioni di consumo molto antiche: tradizionale è la minestra di cereali (successivamente, riso), latte e castagne, possono in ogni caso essere arrostite, lessate, utilizzate per produrre farina o come base di diversi dolci.
E’ possibile conservare le castagne anche per molti mesi grazie all’essiccazione (operazione un tempo praticata anche a livello “casalingo” utilizzando le canne fumarie dei camini).

Comunicato Stampa – Coldiretti